Venerdì 17, nell’immaginario comune trattasi di giorno sfortunato, ma questo venerdì 17 maggio 2013 è stato speciale, bellissimo, fortunato. E questo è stato grazie a quelle persone che rendono il cammino della collettività più interessante e ricco di significato.
Sono le 10.30 quando recupero Daniela Lunelli per andare all’intervista presso la web radio dell’Università di Salerno Unis@und. Piove, nello stereo tutto tranne “Happiness is a tree“… è propiziatorio. Arriviamo “in facoltà” in tempo per un caffè e poi via in radio. Non ci sono ancora tutti, ma l’atmosfera è già cordiale e piacevole. Tutti salutano, tutti si presentano, gentilezza, cordialità, caratteristiche comuni solo a chi svolge il proprio lavoro con passione. Eppure i ritmi sono serrati, in un ambiente tipico di un ufficio che corre a queste velocità come minimo una faccia incazzata la trovi. Qui no. Qui si fa tutto per l’arte, per la musica, per l’istruzione, per lasciare un segno. Qui soprattutto si fa qualcosa e se ne lasciano le tracce. Ci accoglie Annachiara con un timido “voi siete i musicisti?” e questo già ci fa sorridere e ci mette di buon umore. “Musicista”: una categoria riconosciuta solo in alcuni anfratti di questo paese, in tutto il resto del paese la successiva domanda è “e di lavoro invece che fai?”. Ripeto, ma qui siamo in un posto diverso e non importa a chi sei figlio o quanti voti porti. Qua sei un essere umano e ti rispettano non per come sei (bianco, nero, bello o brutto), ma per quello che fai. E quando credi in quello che fai ti rispettano ancora di più, è una questione di sintonia. “Cristina arriva tra poco, Anna anche, oggi vi faremo le domande in tre” dice Annachiara. “in tre?” ho pensato io: “ma allora ci chiederanno davvero delle cose?”. Chi fa il musicista e soprattutto chi è un musicista indipendente, ma indipendente davvero, non è abituato a ricevere delle “domande” reali sul proprio lavoro. Normalmente le “interviste” (permettetemi di mettere la parola in quotes) si riducono a come ti chiami, quanti siete, dove suonate e quali sono i progetti futuri; un copione degno dell’emozione che provi quando paghi una bolletta alle poste. Questa intervista si preannuncia già diversamente, arriva Cristina: “ci siamo, in studio c’è una sorpresa per voi”. Cristina porta con sè un plum cake fatto con le carote: ” oggi è venerdì, il venerdì c’è il dolce”. A certe frasi si può controbattere soltanto con un punto esclamativo “!”.
Dico io: “La mangiamo dopo, così per festeggiare l’intervista”.
Arriva anche Anna ed il trio è completo. Avevo già conosciuto Anna in occasione di un’altra intervista sempre ad unis@und e mi aveva dato del “maestro” 🙂 “non lo fare mai più” le dissi.
Le ragazze preparatissime sull’argomento “Empty Daybox” tirano fuori una serie di fogli e ci sorprendono con la qualità delle domande, caratteristica molto rara, molto.
Ma la sorpresa era lì in studio. Ad attenderci una stampa de “La Dance II” di Matisse che ho citato in un altro post di questo blog per descrivere cosa ci ricorda il brano “Dancing on a gray day”. E poi sulla scrivania una tazza da cappuccino adattata a vaso con una pianta all’interno ed un bigliettino con la scritta “happiness is a tree”.
Non credevamo ad i nostri occhi. Questi sono i giorni in cui credi che l’albero abbia cominciato a dare i suoi frutti. L’albero sotto cui ognuno di noi si siede ed aspetta. Lo stesso albero che ascolta le storie di tutti e ne conserva gelosamente i segreti. Lo stesso albero che non ha bisogno quasi di nulla per essere tale, bello e complesso proprio come la felicità. L’albero sotto cui ci siamo seduti noi tutti in radio ed abbiamo parlato di quanto sia stato importante per noi realizzare questo progetto e quanto ci piacerebbe farne un altro. L’albero che loro hanno ascoltato con tanto rispetto, e reso ancor più bello anche ai nostri occhi.
Un’intervista meravigliosa che spero potrò pubblicare presto come podcast. Un’atmosfera serena rilassata e la voglia di rispettarsi. Grazie ragazze, grazie Anna, grazie Cristina, grazie Annachiara, grazie Unis@und. Siete la dimostrazione che chi lavora con passione riesce a fare delle cose bellissime, siete la dimostrazione che “ne vale la pena”. GRAZIE!
Un grazie speciale va anche al fotografo: Giuseppe Fierro Ferrara ed ai ragazzi in regia.
Max Maffia & the Empty Daybox